Racconti storici

Palazzo Ferlendis dall’Ottocento in Poi

Nonostante sorga in una contrada nota con il soprannome di “Caserma”, Palazzo Ferlendis non diventa mai una vera e propria stazione militare. Dalla metà dell’Ottocento, l’edificio è piuttosto una sorta di centro di raccolta per i soldati, come testimoniato dalla presenza di alcune incisioni sulle colonne, che usano i suoi ampi spazi per bivaccare prima di riprendere la marcia. All’epoca, il proprietario del Palazzo è il Comune di Lovere che, nel 1869, cede l’edificio a Carlo Bonotti.

Nel 1888, Palazzo Ferlendis è nelle mani degli eredi Bonotti, che ne trasformano una pertinenza esterna in “costruzione statale per uso spesa pubblica”, distribuendo la parte civile dell’edificio, comprensiva di sessantadue vani, su quattro livelli. Al pianterreno prospera invece lo stallazzo con osteria.

È un momento di grande prosperità per Palazzo Ferlendis che, grazie alla famiglia Bonotti, continua a mantenersi attivo e popolato. La situazione cambia nuovamente nel 1945, quando la proprietà della casa civile su quattro piani, i magazzini e la pesa pubblica vengono ceduti a Vincenzo Ventura, il quale a sua volta rivende a Bernardo Angioletti sia l’area deputata alla pesa che il grande capannone a uso officina collocato al pianterreno. Dal 1912, infatti, Palazzo Ferlendis ospita al suo interno la fabbrica di biciclette “Sebino” e, successivamente, la catena di assemblaggio delle automobili “A.C.” Almeno trenta esemplari sui settanta totali prodotti operano presso il Regio Esercito Italiano.

Si tratta di un’attività manufatturiera con caratteri di pura modernità, quasi un preludio dell’eccellenza automobilistica italiana e, più specificamente, modenese (Antonio Adani, rappresentante assieme al socio Cottini del brand motociclistico svizzero Moto-Rêve e titolare dell’attività, è originario proprio della città emiliana). L’amore di Adani per le automobili “coinvolge” attivamente non soltanto Palazzo Ferlendis ma l’intero territorio, grazie a un raid automobilistico che parte da Lovere diretto a San Pietroburgo, per proporre felicemente una fornitura di ruote da treno all’ultimo zar Nicola II Romanov di Russia.

FONTI: Archivio di Stato di Bergamo, Catasto Napoleonico, Lovere, Trasporti Estimo, 60 e 61; Catasto Lombardo-Veneto, Lovere, Libri partitari tra le proprietà Piccinelli e Biancotti (partendo dal 904). Archivio di Stato di Milano, Catasto, 9683 e 9684 (Atti di formazione). Raccolta Demetrio Oberti di Lovere. Circa Lovere: Alberto Bianchi e Francesco Macario, L’occhio della storia, La cittadina edizioni 2016; Giovanni de Lezze, Descrizione di Bergamo e suo territorio, c. 260v e c. 261v (Lucchetti, 1988); Roberto Ghilardi, Quando a Lovere costruivano le automobili in «Il Giornale di Bergamo-Oggi», 30 giugno 1987 in copia presso Raccolta Demetrio Oberti; SIRBeC, scheda ARL a cura di Luca Scaburri, 2007. Circa l’abate Domenico Piccinelli: Almanacco Imperiale Reale per le provincie del Lombardo Veneto, 1825 e ss.; Carlo Facchinetti, Bergamo o sia Notizie patrie…, Bergamo 1826. Ringrazio Demetrio Oberti di Lovere; Laura Businaro, Marinetta Pacella ed Emilia Peduzzo dell’Archivio di Stato di Bergamo