Racconti storici

La storia di Villa Aventino: quando l’edificio si integra con un paesaggio sublime

Due giorni fa,  Villa Aventino ha simbolicamente toccato l’invidiabile traguardo dei centodieci anni dall’edificazione.

Si tratta di un anniversario importante che coinvolge direttamente anche la nostra azienda – incaricata della costruzione dell’opera, terminata nel 1912 – e che si tramuta dunque in un’occasione perfetta per ricostruire la storia secolare che ha portato alla nascita dell’edificio.

Riprendendo le fila di una capillare ricerca iniziata qualche tempo fa, scopriamo che il primo segno di quella che col tempo sarebbe diventata Villa Aventino appare catastalmente nel 1809, come semplice “prato di seconda categoria vasto 18.25 pertiche”. I proprietari dell’epoca suddividono l’area su due diverse discendenze, di fatto tracciando la genesi dell’icona architettonica che stiamo celebrando in questi giorni.

Nel 1853, le proprietà passano per compravendita agli Zitti, che investono soprattutto nella siderurgia – proprio l’ambito d’incontro con la famiglia Gregorini da Lovere, futura costruttrice della villa.

Ed è la fusione tra le famiglie Zitti e Gregorini a rappresentare il vero punto di svolta per la realizzazione di quella che oggi conosciamo con il nome di Villa Aventino, incastonata nella bellezza dirompente dell’altipiano di Bossico, da sempre noto per i suoi suggestivi scorci montani che si muovono sinuosi di stagione in stagione, senza mai risentire del trascorrere del tempo.

In una cornice di tale fascino, di fronte all’impressionante panorama del Sebino, la villa risalta senza stonare all’interno di un paesaggio fortemente naturale e caratterizzato da tonalità di verde calde e avvolgenti, composto da pinete e vallate.

Da un punto di vista prettamente stilistico, Villa Aventino non è soltanto espressione artistica di superbo valore, ma si colloca all’interno di un contesto che, da sempre, mette al primo posto una integrazione impeccabile con l’ambiente circostante.

L’altipiano di Bossico è punteggiato di ville sparse e dettagli storici di eleganti case bianche che si stagliano tra le conifere o che si affacciano sul lago. L’attenzione prestata alla tecnica costruttiva degli edifici del territorio è evidenziata anche dalla scelta dei nomi delle ville, sempre suggestivi e che richiamano ben note località romane: Campidoglio, Esquilino, Celio, Gianicolo, Pincio, Quattroventi, Villa Glori, Vaticano e Quirinale. Il Vaticano era peraltro il soprannome dato a un ulteriore edificio di proprietà dei Gregorini, come testimoniato già attorno al 1870 dal prevosto don Geremia Bonomelli, particolarmente vicino alle famiglie Zitti e Gregorini, secondo quanto riportato da Bonfadini: “Lassù, ai margini della pineta, spiega la sua eleganza signorile la villa Aventino della famiglia Gregorini, gemma dell’altipiano.”

Il testo fa riferimento alle spedizioni di caccia del sacerdote, che trovavano riparo in un roccolo che Giovanni Andrea Gregorini aveva adeguato a vera e propria casa rustica, ribattezzata appunto “Vaticano”. Quest’ultimo va tuttavia immaginato come una miniatura artistica a sé stante: include infatti due ante su cui Cesare Tallone esegue i ritratti di Garibaldi e Mazzini. Degna di nota è anche la vicina Villa Caprera, costruita da Giovanni Battista Zitti secondo una mistica garibaldina fatta di busti a monocromo di Garibaldi e Mazzini, cimeli, autografi, medaglie, una facciata rossa e un affresco del pittore Faustinelli.

Per quanto riguarda invece Villa Aventino, il suo pezzo più celebre è senz’altro quello raffigurato sulla cappa interna ed esterna del camino in una sala al pianterreno. Si tratta di un orso appoggiato a un ramo, circondato da un distico in esametri latini, il cui messaggio può essere così tradotto: “Guai a sfiorare il temibile orso poggiato al bastone.”

Nella sua totalità, Villa Aventino è dunque un piccolo tempio dell’arte collocato nel mezzo di un maestoso tempio naturale, ma anche epitome architettonica e stilistica dei valori rinascimentali che, nell’Ottocento, permeavano l’intero territorio e da esso erano intrinsecamente e intensamente percepiti.