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Rinaldo Scaioli: sono i dettagli a mettere in luce la grandezza di un architetto

Secondo Garzanti Linguistica, il camino è la parte terminale di un condotto dalla quale fuoriescono i prodotti della combustione. L’etimologia del termine lo lega sia al latino camīnu(m) che al greco káminos, ‘forno, fornello’. La ragione è semplice: il camino è anche quella costruzione che, all’interno di un ambiente, si trova addossata a una parete oppure ricavata nel suo spessore. Sovrastata da una cappa in comunicazione col tetto (e col camino, l’altro), serve per accendere il fuoco e un tempo rappresentava il centro della vita familiare.

L’architetto Rinaldo Scaioli, di cui il 20 gennaio 2017 ricorrono tre anni dalla scomparsa, aveva forse in mente proprio il “focolare” quando disegnava i comignoli che abbiamo la fortuna di potervi qui proporre in una versione digitale dei loro schizzi originali. Forse proprio per questa ragione erano disegnati con tale cura maniacale, attenzione per il dettaglio, precisione nel tratto, come se dovessero trasformarsi in manufatti da vivere, maneggiare e spolverare, e non in componenti funzionali di un edificio che noi tutti siamo abituati a scorgere di sfuggita, con la coda dell’occhio, senza mai osservarli davvero.

Le immagini mostrano le tavole di progetto complete con pianta, prospetto, sezione e vista assonometrica di differenti modelli di comignolo.

Nell’osservare questi elaborati grafici sembra che l’architetto Scaioli voglia giocare un po’ con il concetto di “ripetizione”, come a voler sottolineare che il camino non è il risultato di un gesto singolo, estemporaneo quasi, quanto piuttosto la naturale conseguenza di un processo graduale di perfezionamento e, dunque, di evoluzione.

Di fatto, quindi, l’architetto Rinaldo Scaioli ha oltrepassato i limiti della mera definizione del camino, reinterpretandolo secondo i suoi canoni di gusto – eccelsi, come possono testimoniare sia i suoi studenti che i suoi collaboratori – e ampliandone la portata. Scaioli ha trasformato il camino, oggetto umile per antonomasia a prescindere dal suo ruolo fondamentale nel corretto funzionamento di un edificio, nel destinatario della medesima cura che destinava a qualunque altro elemento architettonico.

Ed è così che tavole ingiallite dal tempo, che riportano i segni di un’epoca ormai trascorsa – non soltanto dal punto di vista dell’edilizia, ma anche nel modo stesso di concepirla, pensarla, progettarla, viverla – riescono ad evidenziare di nuovo l’attenzione di un architetto che ha dedicato alla sua Professione una passione senza pari e una curiosità insaziabile. Rinaldo Scaioli, classe 1928 e iscrizione all’albo datata 1954, ha saputo far vibrare l’architettura sia nei tanti incarichi istituzionali e privati, come progettista, sia come docente alla Facoltà omonima del Politecnico di Milano, facendo innamorare i suoi studenti di uno dei “mestieri” più belli del mondo.

L’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Milano lo ricorda definendolo “un professionista impegnato ma sempre disponibile, allegro”, che “dietro una patina di ironia celava un cuore e una passione unici per l’architettura e per i giovani colleghi e studenti”. E quel cuore, quella passione, risultano evidenti anche dal tratto della sua penna, impegnata a disegnare un oggetto tanto semplice e tanto importante.