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I principi e le prospettive dell’architettura bioclimatica

L’architettura bioclimatica può essere definita come un approccio progettuale che tiene conto delle condizioni climatiche e ambientali del luogo in cui verrà realizzato un edificio per massimizzare il comfort degli occupanti, minimizzare l’impronta di carbonio e realizzare opere architettoniche quanto più possibile armoniche con il contesto circostante. I principi che la guidano sono quindi, in estrema sintesi, l’efficienza energetica, la qualità della vita degli abitanti e la sostenibilità a tutto campo.

Per ottenere tali risultati, questo approccio all’architettura prende in considerazione molteplici fattori. Il primo tra questi è l’orientamento dell’edificio, ossia la direzione in cui l’immobile è collocato: la ragione è legata al fatto che tale discriminante ha, per sua natura, un impatto significativo sulla quantità di luce solare ricevuta dall’immobile e sul modo in cui il calore viene distribuito all’interno dell’edificio (e dunque sulla sua efficienza energetica). Un edificio orientato verso sud potrà, ad esempio, sfruttare al meglio la luce solare durante i mesi invernali, riducendo la necessità di riscaldamento. Allo stesso modo, l’impiego di particolari ombreggiature potrà contribuire a proteggere l’edificio dal calore eccessivo durante i mesi più caldi o in aree geografiche climaticamente difficili.

Per quanto concerne l’uso dell’acqua, una risorsa preziosa e sfortunatamente depauperabile, l’architettura bioclimatica si impone di risparmiarlo ai massimi livelli con strategie quali il riciclo dell’acqua piovana per scopi irrigui o la piantumazione di specie vegetali native e resistenti alla siccità nel paesaggio circostante per ridurre le esigenze di irrigazione. Si ritiene che tali tecniche, armonizzate con tutti gli altri principi che guidano questo approccio all’architettura, siano così efficaci da poter rappresentare un efficace mezzo di contrasto alla desertificazione: un progetto di successo in tal senso è rappresentato dalla Rambla Climate-House, che sorge nella secca steppa della Murcia.

L’architettura bioclimatica considera poi cruciale l’aspetto della selezione dei materiali, che sono in genere naturali, sostenibili o riciclati al fine di ridurre l’impatto ambientale dell’edificio migliorandone, al contempo, estetica ed efficienza energetica. Inoltre, i materiali dovrebbero essere scelti anche per il loro impatto sull’ambiente in termini di produzione, trasporto e fine vita.

Va poi ricordata la centralità dell’energia rinnovabile in questo nuovo modo di intendere gli immobili: con l’ausilio di pannelli solari, turbine eoliche o altre forme di energia “pulita”, si riduce infatti la dipendenza dell’edificio dai combustibili fossili.

Questo fattore si muove di pari passo con l’aspetto dell’efficienza energetica, un altro elemento chiave nella progettazione bioclimatica: esso potrà includere l’uso di sistemi di isolamento innovativi, l’installazione di serramenti ad alta efficienza, di sistemi di riscaldamento e raffrescamento all’avanguardia (un esempio sono questi inediti “camini solari”) e, in generale, di tutte le soluzioni e tecnologie che possano ottimizzare l’uso dell’energia nell’edificio.

In definitiva, l’architettura bioclimatica non si propone soltanto di realizzare edifici quanto più possibile in armonia con l’ambiente, ma anche di utilizzare risorse naturali e tecniche sostenibili per ridurre la carbon footprint degli immobili e massimizzarne l’efficienza.

Architettura bioclimatica: qualche cenno sulle sue origini

Per comprendere le prospettive future e l’enorme potenziale di sviluppo dell’architettura bioclimatica è opportuno tornare alla genesi di questo approccio alla progettazione degli immobili, che trova le sue origini nelle pratiche di costruzione indigene e tradizionali risalenti addirittura a migliaia di anni fa. Tali abitazioni e strutture erano realizzate in modo da sfruttare al meglio le condizioni climatiche locali, utilizzando materiali naturali e tecniche costruttive che favorivano efficienza energetica e comfort termico.

Nel corso del XX secolo, con l’aumento della consapevolezza ambientale e un’attenzione sempre più marcata alla sostenibilità, l’architettura bioclimatica ha iniziato a essere finalmente riconosciuta come disciplina formale. Il termine “architettura bioclimatica” è stato infatti introdotto per la prima volta soltanto negli anni Sessanta, quando gli architetti e i progettisti hanno iniziato a esplorare metodi di costruzione più sostenibili e rispettosi dell’ambiente.

Da allora, l’architettura bioclimatica è diventata progressivamente più centrale nell’ottica di realizzare edifici e spazi urbani non solo più efficienti dal punto di vista energetico, ma anche in maggiore armonia con l’ambiente che li circonda e il clima che lo caratterizza.

Nel contesto moderno, l’architettura bioclimatica continua a evolversi e a innovare, con architetti e progettisti che sperimentano nuove tecniche e materiali per migliorare ulteriormente l’efficienza energetica e la sostenibilità degli edifici. Tale tendenza include l’uso di tecnologie avanzate come l’energia solare passiva, la ventilazione naturale, le pareti verdi e i tetti verdi, che possono aiutare a regolare la temperatura dell’edificio, a migliorare la qualità dell’aria e a ridurre l’impatto ambientale.

Infine, non va dimenticato che l’architettura bioclimatica ha un impatto significativo anche sulla qualità della vita delle persone che vivono e lavorano negli edifici progettati secondo questi principi. Questi immobili non solo riducono i loro costi energetici e l’impatto ambientale, ma creano anche spazi abitativi confortevoli, salutari e piacevoli, che migliorano il benessere generale degli occupanti.

La progettazione bioclimatica al centro delle città del futuro

Il potenziale di sviluppo e diffusione dell’architettura bioclimatica è ovviamente considerato di estremo interesse per le città del futuro, in cui la domanda di energia e di risorse naturali sarà sempre più elevata. La risposta a queste sfidanti esigenze è inevitabilmente da individuarsi in un approccio sostenibile e intelligente all’urbanistica, che possa diminuire in modo concreto l’impatto ambientale attraverso la costruzione di città più resilienti e sostenibili.

Ricerche in tal senso vengono condotte da tempo: nello studio “Bioclimatism in architecture: An evolutionary perspective”, pubblicato nel 2017 sull’International Journal of Design & Nature and Ecodynamics, si sottolinea che lo sviluppo del bioclimatismo in architettura ha seguito il modello di un processo evolutivo naturale in cui la “selezione naturale” è motivata da fattori quali risorse e problemi ambientali ed è guidata da diversi meccanismi, tra cui nuovi concetti di progettazione edilizia e metodi, norme e codici inediti, scoperte nella scienza delle costruzioni e costi di realizzazione. In particolare, il paper indaga l’importanza di un approccio eco-adattivo all’urbanistica nell’era del cambiamento climatico.

Nella ricerca “Bioclimatic Design of Buildings for the Future Conditions”, condotta nel 2019, si approfondiscono invece le possibilità di miglioramento della progettazione bioclimatica degli edifici nell’ottica di una maggiore integrazione e digitalizzazione, con l’impiego di nuovi materiali e fonti di energia rinnovabile per garantire che gli immobili siano ancora più resilienti alle imprevedibili condizioni climatiche future.

Infine, un interessante – e recente, essendo stato pubblicato nel 2023approfondimento di Saint-Gobain punta i riflettori proprio sulle nuove tendenze che guideranno i principi della cosiddetta “edilizia responsabile” per rispondere agli effetti combinati del cambiamento climatico, della massima urbanizzazione e delle sfide associate a efficienza energetica e carenza di materie prime.

La tendenza è quindi chiara: nel prossimo futuro, sempre più edifici pubblici e privati saranno progettati e costruiti secondo i principi che abbiamo illustrato finora, ai quali quasi certamente si aggiungeranno ulteriori implementazioni. Massima attenzione verrà ad esempio posta su ventilazione incrociata e isolamento termico, per mantenere il migliore microclima possibile negli ambienti indoor; sull’impiego di materiali locali o a km 0, sull’utilizzo intelligente del colore in facciata per gestire l’assorbimento del calore, e soprattutto sull’ampia diffusione di spazi verdi dentro casa e al di fuori del perimetro domestico: terrazzi fioriti, giardini pensili o in quota, grandi balconi piantumati. La vegetazione crea infatti un ecosistema naturale che protegge dal caldo e incrementa la sensazione di comfort, con il valore aggiunto di contribuire attivamente all’abbattimento delle emissioni di gas serra.