Territorio

La natura nella Reggia di Monza

La Reggia di Monza – meglio conosciuta con il nome di Villa Reale – è una delle opere architettoniche più famose della Lombardia.

Realizzata in stile neoclassico nel corso della dominazione austriaca del XVII secolo su progetto dell’architetto Giuseppe Piermarini, venne inizialmente concepita soltanto come residenza estiva privata degli Asburgo.

La villa conserva ancora oggi la sua denominazione aristocratica perché, per lungo tempo, venne abitata esclusivamente da regnanti: dal governatore generale della Lombardia austriaca Ferdinando d’Asburgo-Este (la cui madre, l’imperatrice Maria Teresa d’Asburgo, aveva personalmente richiesto l’edificazione del palazzo) al Viceré del Regno d’Italia Napoleonico Eugenio di Beuharnais (che commissionò al suo architetto di fiducia Luigi Canonica la costruzione del teatrino di corte) fino al Viceré austriaco Ranieri Giuseppe d’Asburgo-Lorena, eletto durante il nuovo Regno Lombardo-Veneto.

Ed è in prevalenza proprio a quest’ultima figura che si deve la lussureggiante ricchezza botanica che ancora oggi caratterizza il grande parco e i giardini che circondano la villa. Attualmente, gli estesi spazi verdi attorno al palazzo neoclassico sono diventati un luogo d’incontro per la comunità monzese e delle province vicine, un ambiente di incredibile fascino in cui rilassarsi ma anche una location per l’organizzazione di eventi esclusivi. Allo stesso tempo, il parco e i giardini continuano a distinguersi come universo naturale di straordinaria varietà e fattura, che ospita al proprio interno differenti “ambienti” ricchissimi di specie botaniche.

Un esempio è la cosiddetta Orangerie, ossia la struttura un tempo destinata alle serre che i monzesi conoscono con il nome di “Serrone”.

L’edificio si trova sul lato nord della Villa Reale e ha dimensioni ragguardevoli, esaltate dalla presenza delle enormi finestre. All’interno dell’Orangerie venivano originariamente custodite (nei mesi invernali) le piante più delicate – in particolare quelle esotiche – e, sebbene oggi questi spazi vengano utilizzati per esposizioni artistiche, nei pressi della struttura è stato impiantato un grande roseto a celebrare le origini della costruzione. A conferma di questo imprinting ancora inalterato, il Serrone è sede fissa dell’annuale concorso floreale organizzato dall’Associazione Italiana della Rosa.

Tuttavia, la natura della Reggia di Monza non si ferma qui: il parco a disposizione è infatti talmente ampio e articolato da essersi trasformato, nel corso dei secoli, nel luogo perfetto per la crescita rigogliosa di innumerevoli specie botaniche, così come per la presenza di preziosa fauna locale.

I Giardini e il Parco della Villa Reale: centinaia di ettari di pura natura

reggia-di-monza-giardini

La vastità dei giardini della Reggia di Monza è senza dubbio straordinaria: stiamo infatti parlando di una superficie pari a circa quaranta ettari (ossia 400mila metri quadrati!) che circonda da ogni lato tutti gli edifici del complesso. Il Parco Reale, invece, è diviso dai giardini da una recinzione e si estende addirittura per seicento ettari.

In epoca napoleonica e per volontà di Bonaparte stesso, l’intero spazio in esterno era stato strutturato come una tenuta agricola modello ma anche come riserva di caccia privata e, proprio per questa ragione, ospitava (e ospita tuttora) i cosiddetti “giganti verdi”: alberi ultrasecolari piantumati per arricchire e infittire il patrimonio arboreo dell’area.

La varietà – e non solo la quantità – è dunque al cuore di questo sterminato complesso in outdoor, nel quale si possono ammirare panorami tra loro molto diversi. Un esempio sono le fitte aree boschive in contrasto con il grande prato all’inglese visibile a levante, con le sue caratteristiche due querce che da secoli fanno da “soldatini” alla facciata della Villa.

Poco distante dal ben noto Ginkgo biloba – l’albero giapponese considerato la specie arborea più antica del pianeta – è presente anche una grande sequoia americana dal caratteristico tronco rossiccio, mentre scendendo nell’area ombreggiata lungo il vialetto a sud-est, nei pressi del muro di cinta, è impossibile non notare il gigantesco cedro libanese, considerato una vera e propria opera botanica vivente grazie alla presenza di ben quattro tronchi che sembrano braccia estese verso il cielo.

Nei Giardini della Reggia di Monza sono inoltre presenti numerose altre specie botaniche: dagli ippocastani alle farnie, dalle sofore ai faggi, dai platani ai liriodendri.

Una mappa completa dei “giganti verdidella Villa Reale è disponibile a questo link.

L’aglio orsino: il “profumo” tipico del Parco di Monza

Chi frequenta il Parco di Monza è sicuramente a conoscenza del tipico “profumo” che questo emana fino al di fuori della sua recinzione. Si tratta di un odore piuttosto pungente ma non sgradevole, decisamente vegetale, che ricorda – sebbene in modo meno intenso – quello del classico aglio che siamo soliti utilizzare nelle nostre cucine.

È l’aglio orsino (Allium ursinum), una pianta perenne che, a partire da un bulbo, produce foglie lanceolate con fiori candidi facilmente riconoscibili. È per questo che il parco della villa è punteggiato di bianco da maggio in poi, soprattutto nella ricca area del sottobosco.

L’aglio orsino venne introdotto nella tenuta durante il periodo austriaco per tenere lontani gli insetti dannosi e, ancora oggi, rappresenta una delle esperienze multisensoriali più tipicamente associate a questo spazio pubblico monzese.

L’acqua: il cuore pulsante del Parco e dei Giardini della Reggia di Monza

L’acqua ha un ruolo assolutamente cruciale nella vita del parco e dei giardini che circondano la Villa Reale. In effetti, è quasi certamente ad essa che si deve – almeno in parte – la formidabile e duratura ricchezza naturale della tenuta.

Ad attraversare gli esterni della Reggia monzese è il ben noto fiume Lambro, che ha origine nel cuore del Triangolo Lariano, appena sopra il Ghisallo, e si snoda praticamente per tutta la Brianza prima di confluire nel Po. Nella sua lunga “passeggiata” per la provincia, il Lambro tocca e nutre anche il Parco di Monza per circa tre chilometri e mezzo, ed è questa la ragione per cui all’interno di esso ci sono ancora oggi piccoli ponti e chiuse.

Il complesso sistema di acque che alimenta il parco e i giardini della villa è direttamente collegato proprio al fiume, attorno al quale è possibile ammirare grandi aree boschive ricolme di platani, in alcuni casi anche monumentali, di pioppi, ontani neri, frassini maggiori, tigli e salici bianchi. Uno spettacolo naturale di innegabile bellezza, meraviglioso in particolare durante i mesi autunnali.

La tenuta ospita anche quattro rogge, i cui tracciati continuano a essere ben riconoscibili: la Roggia Molinara, quella della Pelucca, quella dei Mulini Asciutti e quella del Principe.

Non erano neppure le sole un tempo presenti nel parco: le rogge Gallarana, Ghiringella e dei Frati erano anch’esse parte del territorio originario, ma sono oggi purtroppo scomparse. Per cosa venivano impiegati questi piccoli e graziosi corsi d’acqua? Per le attività più diverse: per irrigare i campi e i poderi (addirittura lavorando in modo cadenzato e alternato), per alimentare i mulini e le lavanderie, per far defluire le acque di rifiuto o addirittura per convogliare l’acqua ai giardini della villa. È il caso della Roggia del Principe, che forma il Laghetto, la Cascata e il piccolo specchio d’acqua nei pressi del Belvedere, per poi uscire dai confini dei Giardini e tramutarsi nel Laghetto della Valle dei Sospiri prima di confluire finalmente nella Roggia della Pelucca.

Ed è proprio attorno a questi corsi d’acqua, e a quest’ultimo in particolare, che trovano casa le tante specie animali presenti nel parco.

La fauna del Parco di Monza

Gli animali che vivono nei giardini e nel parco della reggia monzese tendono, comprensibilmente, a essere schivi e a non desiderare il contatto con l’essere umano. Per questa ragione, la loro presenza fissa nella tenuta potrebbe risultare addirittura una sorpresa per qualcuno.

In verità, il parco è ancora oggi frequentato abitualmente da svariate specie di uccelli, come il picchio rosso, il picchio muratore, l’anatra mandarina e persino la splendida civetta. L’usignolo, un tempo anch’esso presente nell’area, sembra purtroppo essere scomparso a causa dell’incremento del disturbo antropico, mentre è stata segnalata la presenza, almeno fino a qualche tempo fa, di alcune cinciallegre, di aironi cinerini, rampichini, fagiani, allocchi e addirittura di qualche martin pescatore.

Per quanto riguarda le specie anfibie, la tenuta ospita la Rana di Lataste – che vive quasi sempre nel sottobosco e si sposta in acqua soltanto per riprodursi. La sua presenza nella zona non è scontata, specialmente se si considera che le rane di Lataste che abitano il parco sono tra le ultime presenti nell’intera provincia di Milano.

Infine, menzione d’onore per la timidissima volpe rossa, quasi il “fantasma” della tenuta ma in realtà presente in pochi, preziosissimi esemplari. Avvistato alla luce del giorno molto raramente, questo animale crepuscolare e notturno si nutre in prevalenza di roditori ma anche di frutta e bacche, e svolge un importante ruolo di spazzino naturale per l’intero parco.