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Decluttering: come sbarazzarsi di ciò che è inutile porta a uno stato di benessere

Nell’ultimo anno, il termine “decluttering” è diventato sempre più parte del linguaggio comune. Se ne parla sui giornali, in TV e in rete. Ma quanti sanno esattamente cosa significa e quali benefici psicofisici può apportare?

Prima di tutto, va sfatato il mito che il decluttering equivalga semplicemente all’eliminazione del superfluo dai nostri spazi. Non è così semplice. Si tratta infatti di una vera e proprio filosofia di lifestyle che sta prendendo piede in tutto il mondo. Più semplicemente, potremmo definirla come una attitudine orientata all’utilizzo intelligente degli spazi, all’ottimizzazione delle operazioni, e all’essenzialità in senso lato come veicolo di benessere.

Decluttering” significa eliminare ciò che ingombra i nostri ambienti. Questo processo avviene attraverso un’attenta e accurata selezione di tutto ciò che possediamo – o che, più correttamente, in taluni casi arriva a possederci – col fine ultimo di sbarazzarsi di ciò che non ci è in alcun modo utile. A livello psicologico, le operazioni di decluttering provocano una sorta di liberazione interiore e incrementano la capacità di “lasciar andare”: eventi, traumi, persone che non hanno più ruolo nella nostra vita. In questo modo, la nostra mente – ora più sgombra e ordinata, esattamente come i nostri spazi – si apre più facilmente al futuro e alle sue possibilità.

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L’obiettivo del decluttering è vivere meglio possedendo di meno e comprendendo appieno le potenzialità di tutto ciò che possediamo, senza essere gravati dalla ingombrante presenza di oggetti di ogni tipo che non apportano alcun beneficio né alcuna utilità nel nostro quotidiano.

Ma come si fa decluttering? Esistono naturalmente interi libri che esplorano appieno questa nuova filosofia. Non vogliamo di certo spingerci tanto in profondità, quanto piuttosto offrire qualche consiglio pratico a chi desidera provare “l’ebbrezza” di un lifestyle orientato all’essenzialità.

Vediamo dunque come procedere.

  • Il primo passo del decluttering consiste nello stilare una classifica degli ambienti domestici (ma anche professionali) che percepiamo come più caotici, disordinati o soffocanti, e procedendo poi passo passo per ciascuno di essi.
  • Potremo anche iniziare con il decluttering di piccoli o addirittura piccolissimi ambienti, come un armadio o un cassetto, per poi procedere dal micro al macro una volta che la nostra mente si sarà “resettata” sulle nuove indicazioni e sensazioni di benessere.
  • Ogni oggetto contenuto nello spazio che vogliamo liberare andrebbe analizzato e selezionato, chiedendosi quante volte sia stato utilizzato nell’ultimo anno. Se la risposta è “mai”, l’oggetto andrebbe eliminato. Chiaramente questa regola non è universale, poiché esistono oggetti che manteniamo nella nostra vita perché per noi mantengono un significato simbolico anche quando non vengono usati. Tuttavia, è bene comprendere la linea di demarcazione tra il possedere qualcosa e l’esserne posseduto, o addirittura appesantito.
  • Nell’ottica di un sempre maggiore rispetto per l’ambiente e di tutela delle risorse, ogni scarto ed eliminazione dovrebbe seguire specifici principi di differenziazione dell’immondizia e, dunque, di ecosostenibilità.
  • Il decluttering non costringe a buttare via ciò di cui ci vogliamo sbarazzare, ma anzi favorisce il recupero. Il principio è semplice: qualcosa che non serve a noi potrebbe essere utile o addirittura indispensabile a qualcun altro. Ecco perché è bene considerare la vendita ai mercatini, il regalo o addirittura il baratto degli oggetti (per noi) diventati inutili. Anche questo tipo di processo porta con sé un importante beneficio psicofisico, poiché la mente comprende che le “cose” che per tanto tempo hanno fatto parte della nostra vita potranno ora diventare importanti per qualcun altro, e continuare dunque la loro esistenza in modo virtuoso senza più ingombrare i nostri spazi.

Cosa pensate del decluttering? Avete timore di dedicarvici? Per non essere soverchiati dalle attività, è bene non gettarvisi a capofitto per ore ed ore ma, al contrario, iniziare con piccole operazioni che occupano soltanto pochi minuti al giorno, in modo da non essere travolti dall’ansia. In questo modo anche la mente avrà sempre la possibilità di effettuare dei “micro-reset”, staccandosi dai pensieri routinari per concentrarsi invece sull’attività che stiamo compiendo.

In men che non si dica, i nostri spazi e il nostro io interiore si troveranno più liberi e leggeri di quanto non siano mai stati.

Provare per credere!