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Nell’anno 1912, la Famiglia Schiavi porta a termine la costruzione di uno degli edifici più simbolici di Bossico: Villa Aventino, ai margini dei prati di Stà. Nella nostra simbolica celebrazione dei centodieci anni da quella data, torniamo oggi a ripercorrere la lunga storia della villa riprendendone le fila all’inizio del Novecento.
All’epoca, Villa Aventino è una casa di villeggiatura di proprietà dei fratelli imprenditori Fortunato e Andrea Ventura Gregorini, e dell’edificio non sono noti né il progetto né il progettista. Sappiamo per certo che il capostipite Giovanni Andrea Gregorini (1819-878) affida il progetto della villa di Lovere e dello stabilimento di Brescia all’eclettico architetto bresciano Antonio Tagliaferri, le cui realizzazioni, specie per le abitazioni di villeggiatura in campagna, si caratterizzano per un forte gusto neogotico. Al contrario, Tagliaferri sembra prediligere uno stile prettamente neorinascimentale per i suoi progetti cittadini.
L’elegante efficacia delle soluzioni adottate all’Aventino allude al coinvolgimento di professionalità e competenze molto alte: la struttura dosa infatti sapientemente l’impiego del ferro, materiale “portante” anche per le economie dei Gregorini, maestri dell’industria siderurgica in Valcamonica.
Nel 1920, Fortunato Ventura Gregorini viene a mancare senza lasciare alcun figlio, e le sue proprietà vengono ereditate dal fratello e dall’anziana madre. Nel 1934, al decesso di Andrea, subentrano i figli Felice e Sara, i nuovi proprietari di Villa Aventino.
Ed è da questo momento in poi che l’edificio non si limita più ad essere una semplice casa di villeggiatura estiva ma si apre invece alla comunità. Felice Ventura Gregorini, medico, mette infatti a disposizione il grande prato esterno come location per l’organizzazione di diverse e importanti iniziative pubbliche. Il forte legame di Felice con il territorio si riflette anche nella scelta di devolvere l’intero fondo libraio Gregorini di Villa Vaticano alla Biblioteca di Lovere.
La sua generosità e sensibilità sociale sono apprezzate e ripagate tanto che, nel 1985, la Comunità Montana indice il “Meeting del Boscaiolo” proprio a Villa Aventino.
Sempre nell’eclettico fervore politico che caratterizza gli anni Ottanta, la famiglia Gregorini invita sull’altipiano l’allora Presidente del Consiglio Bettino Craxi, al quale propone di donare due battenti di porta a tema risorgimentale su cui sono ritratti Garibaldi e Mazzini. Ad oggi, sfortunatamente, le opere risultano disperse e non è noto dove siano infine stati destinati i pezzi. Quello che però è certo, è che la visita del Presidente del Consiglio rappresenta uno tra i più importanti eventi nella storia della villa e del territorio.
L’Onorevole Craxi visita Villa Aventino nel 1986 assieme al Ministro Pandolfi, all’Assessore regionale Giovanni Ruffini e a don Gino Angelico Scalzi, direttore dell’Accademia Tadini di Lovere. Craxi esprime il suo massimo apprezzamento per una location di tale importanza storica e di così alto livello artistico, e l’evento si rivela un assoluto successo. Siamo di fronte alla definitiva consacrazione “moderna” per un edificio che, sin dalla sua fondazione, è nucleo di accadimenti artistici, culturali, politici di altissimo spessore.
E se la Villa Aventino degli anni Ottanta del Novecento è ancora immersa in un humus fatto di libri, arte, musica, politica, cultura, le origini storiche dell’edificio sono esse stesse testimonianza della coesione e familiarità che la dinastia industriale dei Gregorini ha sempre provato per il territorio di Bossico: pittori, letterati e musicisti del passato erano soliti condividere proprio in questi spazi i loro pasti, mentre gli imprenditori lo scelgono come luogo d’elezione per i loro salotti culturali o per i ritiri, oltre che, naturalmente, per la villeggiatura estiva già nell’Ottocento.
La Biblioteca Gregorini, attualmente devoluta alla Civica Biblioteca di Lovere, e le opere d’arte che per lungo tempo rimasero racchiuse nelle ville di Bossico e vennero successivamente studiate con attenzione dall’Accademia Tadini (nello specifico, la Tadini ricevette le opere di proprietà di Giobatta Zitti, fautore del Vaticano, e i libretti d’opera parte del fondo libraio dell’Aventino), confermano quella che potremmo definire la “temperie culturale” di un’epoca caratterizzata anche da un innegabile fervore economico.
Ripercorri la storia di Villa Aventino con Cristian Bonomi, storico e archivista.
Bibliografia
Fonti
Si ringraziano
Marco Albertario, Andrea Borella, Laura Businaro, Graziana Canova Tura, Giovanni Gregorini, Gianfranco Malonni, Demetrio Oberti, Maria Pacella, Emilia Peduzzo, Gabriele Perlini, Massimo Rivoltella, Mario Schiavi, GianAndrea Ventura.Gregorini
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