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Rapporto annuale della BCE: come è andato il settore edile nel 2024

Giunti ormai a metà del 2025, è possibile analizzare con cognizione di causa le cifre e gli andamenti dello scorso anno relativamente al comparto edilizio che, come è noto, affronta da tempo una complessa fase di transizione legata all’esigenza di progettare immobili più resilienti e sostenibili dal punto di vista ambientale, economico e sociale.

Il 2024 è stato, non a caso, un anno altalenante per il settore delle costruzioni in Europa e in Italia: a fronte di un netto rallentamento nel comparto residenziale, le opere pubbliche e le costruzioni non residenziali hanno infatti mantenuto una dinamica più positiva.

Complessivamente, il Rapporto annuale della Banca Centrale Europea fotografa un settore in trasformazione, alle prese con nuove sfide economiche, finanziarie e strutturali che richiedono risposte coordinate e una visione di lungo periodo.

I dati chiave del Rapporto BCE: rallenta l’edilizia residenziale

Lo scorso anno ha segnato un momento di discontinuità per il settore edile europeo, con una decelerazione complessiva che ha evidenziato forti divergenze tra comparti. Mentre l’edilizia residenziale ha subito un brusco stop a causa della fine degli incentivi fiscali straordinari e del calo della domanda privata, il segmento delle costruzioni non residenziali ha registrato una crescita sostenuta, alimentata soprattutto dagli investimenti pubblici. In Italia, il ruolo del PNRR è stato decisivo nel sostenere le opere infrastrutturali, mitigando parzialmente l’impatto negativo della contrazione nel settore privato.

Secondo il Rapporto annuale della BCE, l’indice della produzione nelle costruzioni ha registrato un incremento del +5,5% nei primi undici mesi del 2024, trainato principalmente dalle opere pubbliche e dal comparto non residenziale. Per contro, la nuova edilizia abitativa ha subito una flessione del -5,2% in termini reali, confermando un trend negativo già in atto dalla seconda metà del 2023. La fine degli incentivi fiscali straordinari, come il Superbonus in Italia, ha segnato una svolta decisa nel ciclo espansivo avviato nei primi anni post-pandemici. Ad essa si è aggiunta la crisi dei permessi di costruzione, frenata sia dalle incertezze normative sia dall’aumento del costo del denaro, che ha reso più difficile l’accesso al credito per famiglie e imprese. Il risultato è stato un rallentamento generalizzato nei cantieri privati, con una riduzione significativa delle nuove iniziative edilizie.

Tra i segmenti più colpiti figura la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente, che ha registrato un calo degli investimenti superiore al 22%. Il venir meno degli incentivi ha determinato un crollo nella domanda di interventi legati all’efficienza energetica e alla sostenibilità ambientale, che fino al 2023 erano senza dubbio stati un importante volano per il comparto. Il mercato delle ristrutturazioni, un tempo sostenuto da oltre 5 miliardi di euro al mese di investimenti pubblici e privati, si è drasticamente ridotto a meno di 60 milioni mensili, ridimensionando l’intera filiera coinvolta in progettazione, materiali e manodopera specializzata.

Il ruolo anticiclico delle opere pubbliche

In un contesto segnato dalla contrazione della domanda privata e dalla fine degli incentivi fiscali, il comparto delle opere pubbliche si è rivelato nel 2024 un vero e proprio motore di tenuta per l’intero settore edile. Sostenuti principalmente dai fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), gli investimenti pubblici hanno infatti continuato a crescere, offrendo opportunità alle imprese e contribuendo a mantenere attiva la filiera delle costruzioni.

L’unico comparto in crescita

A differenza dell’edilizia residenziale privata, l’edilizia pubblica ha registrato un aumento degli investimenti pari al +21% su base annua. La realizzazione di scuole, ospedali, infrastrutture per la mobilità e opere di rigenerazione urbana si è, in tal senso, confermata una leva fondamentale per il comparto. In Italia, l’attuazione dei progetti PNRR ha avuto un impatto diretto sulle piccole e medie imprese del settore, che hanno potuto beneficiare di nuove commesse e di una maggiore stabilità nel portafoglio ordini, pur tra ritardi e complessità burocratiche ancora da risolvere.

Limiti e incertezze: cosa accadrà dopo il 2027?

Nonostante il contributo positivo delle opere pubbliche, permangono comunque alcune criticità strutturali: i fondi europei, per loro natura temporanei, non garantiscono una continuità degli investimenti oltre il 2027.

Le prospettive future dipenderanno quindi dalla capacità del sistema Paese di pianificare politiche infrastrutturali a lungo termine, in grado di accompagnare la transizione ecologica e digitale del settore. In assenza di un piano strategico duraturo, il rischio è quello di tornare a una fase di stagnazione una volta esaurite le risorse straordinarie.

Edilizia: le principali sfide strutturali secondo la BCE

Oltre all’analisi congiunturale, il Rapporto annuale della BCE dedica ampio spazio alle criticità strutturali che ostacolano la crescita del settore edile nell’area euro. Tra condizioni finanziarie sfavorevoli, costi in aumento e una domanda debole, le imprese del comparto costruttivo si trovano a operare in un contesto sempre più complicato, che richiede riforme profonde e interventi mirati per garantire stabilità e competitività nel medio-lungo termine.

Condizioni finanziarie e credito

L’inasprimento della politica monetaria, con l’aumento dei tassi di interesse deciso per contrastare l’inflazione, ha reso l’accesso al credito più difficile e costoso. Ciò ha colpito in particolare le piccole e medie imprese edili, spesso meno strutturate e più esposte alla variabilità dei costi finanziari. Anche i nuovi progetti residenziali, già penalizzati dal calo della domanda, hanno risentito delle difficoltà di finanziamento, rallentando ulteriormente il mercato immobiliare e la capacità di investimento del settore.

Costi, incertezza e produttività

Il contesto macroeconomico del 2024 è stato segnato da una forte instabilità dei prezzi, con costi energetici e delle materie prime ancora molto elevati. Tale criticità ha inciso negativamente sui margini operativi delle imprese, costrette a far fronte a rincari che spesso non possono essere trasferiti sui committenti. A ciò si aggiunge una produttività del lavoro che, nel settore edile, viene ancora considerata moderata e insufficiente per garantire una crescita sostenuta della redditività. Le imprese – specialmente se non strutturate – si trovano così in una posizione di fragilità, tra l’aumento dei costi e la pressione sulla competitività.

Domanda in calo e manodopera in contrazione

Un altro fattore critico segnalato dalla BCE riguarda la debolezza della domanda, sia interna sia estera. Le incertezze geopolitiche, l’inflazione e la prudenza degli investitori hanno limitato l’avvio di nuovi progetti, riducendo gli incentivi per le imprese a espandere la produzione.

Tale rallentamento si è riflesso anche sul mercato del lavoro: dopo un avvio positivo, la seconda parte dell’anno ha visto una frenata della domanda di manodopera, con effetti negativi in particolare sull’occupazione giovanile e sulle figure tecniche specializzate.

Le strategie per rilanciare il settore delle costruzioni

Il Rapporto annuale della BCE suggerisce fortunatamente anche una serie di linee guida e strategie per rilanciare il comparto delle costruzioni in modo strutturale e sostenibile. L’obiettivo tout-court è rafforzare la competitività del settore nel medio-lungo termine, superando l’attuale fase di fragilità e costruendo le basi per una crescita solida, innovativa e resiliente.

Le leve individuate spaziano dalle politiche fiscali agli strumenti finanziari, fino alla digitalizzazione e al coordinamento istituzionale: vediamo le principali.

Politiche di bilancio e incentivi mirati

Uno degli interventi più urgenti riguarda la definizione di nuove politiche di bilancio che incentivino gli investimenti in riqualificazione, efficientamento energetico e nuova edilizia abitativa. Superata la stagione degli incentivi straordinari, è necessario abbandonare l’approccio emergenziale e adottare strumenti stabili, duraturi e coerenti con gli obiettivi ambientali e sociali europei. Solo attraverso una visione di lungo periodo sarà infatti possibile stimolare in modo efficace il mercato e ridare slancio alla filiera edilizia.

Accesso facilitato al credito e finanza sostenibile

La BCE sottolinea anche l’importanza di facilitare l’accesso al credito per le imprese del comparto, in particolare attraverso strumenti bancari innovativi e soluzioni di finanza sostenibile. Investimenti green, progetti di edilizia sociale e interventi in linea con la transizione ecologica dovrebbero beneficiare di condizioni agevolate e incentivi dedicati. La finanza sostenibile può così diventare un volano per la modernizzazione del settore e per la promozione di pratiche costruttive più responsabili.

Innovazione e digitalizzazione per migliorare la competitività

Un altro pilastro strategico è rappresentato dalla spinta verso l’innovazione tecnologica. La digitalizzazione dei processi edilizi, attraverso strumenti come il Building Information Modeling (BIM) e il project management digitale, può migliorare l’efficienza, ridurre i costi e aumentare la qualità delle opere. Fondamentale, in questo contesto, è anche la formazione tecnica continua delle maestranze, per colmare il gap di competenze e accrescere la produttività del lavoro in cantiere e negli studi tecnici.

Coordinamento istituzionale e trasparenza

Infine, il rapporto evidenzia la necessità di un coordinamento più efficace tra la BCE, i governi nazionali e il sistema bancario per garantire stabilità finanziaria e regole chiare.

La trasparenza nelle comunicazioni istituzionali è cruciale per ridurre l’incertezza e orientare le aspettative degli operatori economici: una governance chiara, stabile e ben comunicata è infatti da considerarsi un elemento essenziale per ricostruire la fiducia e stimolare nuovi investimenti nel settore.

Nel complesso, il 2024 si chiude come un anno difficile ma rivelatore per il settore delle costruzioni in Europa e in Italia. Le sfide emerse – dal caro energia all’accesso al credito, dalla bassa produttività all’incertezza della domanda – impongono ora un cambio di passo.

Da oltre un secolo, Schiavi Spa si impegna a contribuire allo sviluppo di un’edilizia di alta qualità, che risponde alle esigenze del presente e alle sfide del futuro. Attraverso l’attenzione alla sostenibilità, all’innovazione progettuale e alla solidità costruttiva, i nostri edifici partecipano alla costruzione di città più vivibili, sostenibili e resilienti.